L’ora più buia prima dell’alba
Avrai probabilmente sentito l’espressione: “L’ora più buia è quella che precede l’alba.” È un detto usato da secoli per esprimere che, anche nelle circostanze peggiori, c’è ancora speranza. È buio, ma una nuova alba è vicina.
Questo vale sicuramente per i seguaci di Gesù Cristo, specialmente per coloro che verranno alla fede durante la tribolazione e dovranno sopportare il dominio mondiale, sanguinario e alimentato da Satana dell’Anticristo. Egli è chiamato la Bestia e collabora con il Falso Profeta, anch’egli ispirato demoniacamente.
Per i credenti che vivranno sulla terra in quel periodo terribile, non potrebbe esserci un’oscurità più fitta. Ma qui, in Apocalisse 14–15, l’apostolo Giovanni riceve una visione incoraggiante del trionfo finale di Cristo.
Siamo dunque giunti, nel nostro viaggio della saggezza, a quella visione, introdotta in Apocalisse 14:1:
«Poi guardai, ed ecco l’Agnello stava in piedi sul monte Sion, e con lui c’erano centoquarantaquattromila persone che avevano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.»
Abbiamo già incontrato questi 144.000 evangelisti ebrei nel capitolo 7. Sono stati convertiti a Cristo dopo il rapimento e sigillati in modo speciale da Dio come Suoi ambasciatori. Giovanni li vede ora con l’Agnello, Gesù Cristo, sul monte Sion, un altro termine usato per indicare Gerusalemme e il tempio.
Questa è una visione profetica del ritorno di Cristo. E guarda un po’: quando ritorna, i 144.000 evangelisti ebrei sono ancora vivi e ancora all’opera. Sono sopravvissuti alla tribolazione, proprio come era stato promesso.
In questo momento Giovanni sente anche musica proveniente dal trono di Dio. La descrive nei versetti 2-3 come “il suono di arpisti che suonavano le loro arpe, e cantavano un cantico nuovo davanti al trono.” E ciò che è ancora più interessante è che “nessuno poteva imparare quel cantico, tranne i centoquarantaquattromila.” È un canto unico, probabilmente a causa delle esperienze uniche vissute durante la tribolazione.
Questi evangelisti ebrei sono ulteriormente descritti nel versetto 4 come uomini che “non si sono contaminati con donne, perché sono vergini... seguono l’Agnello dovunque egli va.” Questo non vuole sminuire le donne, ma significa che questi uomini sono rimasti celibi a causa della loro missione globale e, mentre viaggiavano per il mondo, hanno rifiutato ogni immoralità sessuale.
Successivamente, compaiono tre angeli in successione, ognuno con un annuncio. Questi annunci ci offrono un’anteprima e un sommario di ciò che seguirà nella tribolazione. Nel versetto 6 il primo angelo appare, volando nel cielo, e proclama questo messaggio nel versetto 7:
«Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio; adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque.»
Carissimi, il Grande Mandato di portare il vangelo a tutto il mondo non sarà completato dalla chiesa, ma da questo angelo, che proclama il vangelo “a ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (versetto 6).
Il messaggio evangelico viene finalmente proclamato a ogni persona e in ogni lingua, avvertendo l’umanità del giudizio di Dio e invitandola alla fede. Questo eliminerà ogni scusa da parte di coloro che rifiutano il vangelo, e purtroppo, ciò riguarderà la maggioranza del mondo.
Un secondo angelo segue nel versetto 8 e annuncia: “È caduta, è caduta Babilonia la grande.” Questo è uno sguardo anticipato ai capitoli 17–18, che predicono il crollo del sistema religioso, politico ed economico dell’Anticristo.
Infine, il terzo angelo proclama:
«Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà anch’egli il vino dell’ira di Dio, versato puro nel calice della sua ira.» (versetti 9-10)
In altre parole, se adori il nemico di Dio, sperimenterai l’ira di Dio. Questo è anche un incoraggiamento per i nuovi credenti a rimanere saldi e perseverare sotto il terribile regno della Bestia, l’Anticristo (versetti 12-13).
Il resto del capitolo 14 descrive due raccolti imminenti. È un’anticipazione di ciò che si svolgerà dal capitolo 15 fino al 19.
La prima raccolta è quella del grano, nei versetti 14-16. A raccoglierlo è “uno simile a un figlio d’uomo, con una corona d’oro sul capo e una falce affilata in mano.” È chiaramente il Signore Gesù. Nel versetto 16 Giovanni ci dice che Gesù, seduto su una nuvola, “agitò la sua falce sulla terra, e la terra fu mietuta.” Questa mietitura è una metafora del giudizio imminente delle coppe dell’ira di Dio: la serie finale di eventi devastanti sulla terra.
Segue poi la seconda raccolta nel versetto 17, con un angelo che esce dal tempio celeste. Anch’egli impugna una falce affilata, con cui raccoglie i grappoli maturi della terra. Questa è una rappresentazione simbolica della battaglia di Armaghedon, che accompagnerà il ritorno di Cristo. In questa battaglia, gli eserciti dell’Anticristo, che tenteranno di impedire il ritorno vittorioso di Cristo, saranno schiacciati come uva in un torchio.
Giovanni scrive: “Dal torchio uscì del sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi” (versetto 20). Questo significa che il sangue scorrerà come un fiume per circa 300 chilometri! Una tragica ironia: coloro che hanno rifiutato il sangue versato di Cristo verseranno ora il proprio sangue sotto il giudizio di Dio.
Il capitolo 15 ci dice che l’ira di Dio sta per entrare nella sua fase finale di devastazione terrificante. Ricorderai che l’ultimo giudizio delle trombe è stato introdotto nel capitolo 11. Da esso scaturiscono i giudizi finali, chiamati coppe dell’ira, perché simbolicamente vengono versate sulla terra da sette angeli.
Ma prima di tornare a spargimenti di sangue, giudizi e morte, ci viene mostrata un’altra visione incoraggiante nei versetti 2-3:
«Vidi come un mare di vetro misto a fuoco, e quelli che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di vetro, avendo arpe di Dio. Cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello.»
È un’altra visione del cielo, piena di gioia e di canto. Questa volta il coro è composto dai martiri della tribolazione. Non vengono considerati dei perdenti, ma dei vincitori. Giovanni scrive che essi “hanno vinto la bestia.” Sono i veri vincitori di questa battaglia.
Il capitolo 15 si chiude con una visione dei sette angeli che si preparano a versare le ultime coppe “piene dell’ira di Dio” (versetto 7) contro il mondo che lo odia e che uccide i suoi amati.
L’ultimo versetto aggiunge questo dettaglio:
«Il santuario si riempì di fumo a causa della gloria di Dio... e nessuno poteva entrare nel santuario finché le sette piaghe dei sette angeli non fossero compiute.» (versetto 8)
Questo significa che nessuno può fermare la mano di Dio. Nessuno può mettere in pausa la Sua potenza. È un messaggio tragico, perché il giudizio di Dio è inarrestabile per chi rifiuta il Suo perdono in Cristo. Hai rifiutato Cristo? Vuoi davvero affrontare il giudizio di Dio? Vuoi rischiare la Sua ira? No, oggi deve essere il giorno della tua salvezza. Domani potrebbe essere troppo tardi.
E se lo hai accettato, il tuo futuro non è il giudizio, ma una gioia eterna. Oggi può sembrare buio nella tua vita, nella tua esperienza, nei tuoi dolori personali, ma ricorda: è sempre più buio prima dell’alba. Gesù sta per tornare—potrebbe essere oggi.
Conclusione:
La futura tribolazione sarà un tempo oscuro e terrificante sulla terra. Ma come ci ricordano Apocalisse 14–15, Dio è in pieno controllo. Fa tutto parte del Suo piano per condurre ogni cosa al trionfo e alla gloria finali di Cristo.
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