Indossare i Diversi Cappelli dell’Altruismo
Riprendendo il nostro viaggio nella saggezza attraverso Romani 15, vediamo che Paolo sta per rivolgere alcuni elogi speciali ai credenti che vivono a Roma. Ma ricordiamo che, pur avendo sentito parlare di loro, Paolo non li ha ancora mai incontrati di persona.
Ciò che Paolo fa in questo passaggio è qualcosa a cui spesso non diamo abbastanza attenzione—ma dovremmo. Egli dimostra, con l’esempio personale, il tipo di ruoli che dovremmo valorizzare e praticare nel corpo di Cristo.
In questi versetti, Paolo indossa—per così dire—quattro diversi “cappelli.” Rivela cioè quattro ruoli specifici che svolge nella vita di questi credenti.
Il primo cappello che indossa—il primo ruolo che assume—è quello dell’incoraggiatore.
L’apostolo scrive all’inizio del versetto 14:
“Fratelli miei, io stesso sono convinto a vostro riguardo che anche voi siete pieni di bontà.”
La parola tradotta “convinto” è spesso resa anche con “soddisfatto.” Paolo è pienamente certo di tre qualità presenti nella loro vita.
Primo, scrive: “siete pieni di bontà.” Sono come una spugna imbevuta d’acqua: quando la vita li stringe, ciò che ne esce è bontà!
La bontà è un frutto dello Spirito menzionato in Galati 5:22. Paolo qui usa lo stesso termine greco per “bontà” che usa anche in quella lista. Ed è incoraggiante sapere che la bontà non è semplicemente un tratto della personalità. Non è qualcosa che possiamo generare con lo sforzo umano. Non si può scrivere “essere buono” tra i buoni propositi di Capodanno.
La bontà non si conquista; è il risultato dello Spirito Santo che ci trasforma in persone dal carattere buono—come il Signore stesso, che, secondo Atti 10:38, “andava attorno facendo del bene.”
Poi, al versetto 14, Paolo è convinto che i credenti a Roma siano “ripieni di ogni conoscenza.” Non significa che non sbaglino mai in teologia o che abbiano capito tutto; piuttosto, hanno ricevuto la conoscenza sufficiente per camminare con Cristo.
Paolo li loda per la loro passione nell’apprendere e applicare la conoscenza biblica. Troppi cristiani oggi studiano le verità della Bibbia, ma non le mettono in pratica. Amati, la Bibbia non ci è stata data per renderci più intelligenti, ma più sottomessi al suo Autore—lo Spirito Santo—che ha ispirato uomini di cuore umile per comunicare la Parola di Dio.
Il terzo incoraggiamento di Paolo è che “siete anche capaci di ammonirvi a vicenda.”
Il termine greco per “ammonire” è noutheteō, che significa “consigliare.” Da qui deriva l’espressione “consulenza noutetica,” ovvero il tipo di guida biblica volta a incoraggiare la santità reciproca.
Con questo, Paolo indossa un secondo cappello: quello del professore.
Scrive:
“Ma vi ho scritto in parte con più franchezza, per ricordarvi alcune cose.” (v. 15)
Sta dando loro dei promemoria. Paolo sarebbe stato un eccellente professore di seminario. Un buon insegnante fornisce continue ripetizioni—perché gli studenti tendono a dimenticare ciò che hanno imparato.
Anche l’apostolo Pietro indossava il cappello da professore. In 2 Pietro 1:12 scrive:
“Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste cose, benché le conosciate e siate saldi nella verità che possedete.”
In altre parole: Non offendetevi se vi ricordo le cose. Anche i cristiani maturi hanno bisogno di ripasso. La Bibbia stessa ripete molte verità fondamentali più e più volte.
Terzo, Paolo indossa il cappello del predicatore.
Scrive:
“Perché mi è stata data da Dio la grazia di essere ministro di Cristo Gesù per i pagani” (vv. 15-16).
Paolo ha ricevuto il compito speciale di predicare non solo agli ebrei, ma soprattutto ai gentili. In Efesini 2:12 descrive questi destinatari come “senza speranza e senza Dio nel mondo.”
E come li ha raggiunti? Principalmente attraverso la predicazione del Vangelo di Cristo.
E notiamo che Paolo riconosce che tutto ciò è per grazia. Non dice mai che è stato scelto per la sua abilità, la sua intelligenza, il suo background legale o le sue capacità oratorie.
È tutto frutto della grazia di Dio. Paolo non ha mai smesso di meravigliarsi per il fatto che Dio lo abbia redento e poi chiamato a servire nel ministero del Vangelo. Amati, non faremo molta differenza in questo mondo se ci appoggiamo sulle nostre capacità più che sulla grazia di Dio.
Infine, Paolo indossa il cappello del ministro-sacerdote.
Scrive di essere stato chiamato
“a esercitare il sacro ufficio del Vangelo di Dio affinché i pagani divengano un’offerta accettevole, santificata dallo Spirito Santo.” (v. 16)
Paolo vive, come noi, nell’era della grazia. Non offre agnelli, tortore o farine. Egli presenta a Dio qualcosa di ancora più straordinario: i credenti gentili, salvati per grazia. Sono la sua offerta spirituale.
Il termine greco che Paolo usa per “ministro” qui è leitourgos, da cui deriva la parola “liturgia.” In origine, indicava chi serviva il pubblico a proprie spese. Nessuno stipendio, nessuna pensione—solo servizio e sacrificio. Con il tempo, venne usato per descrivere chi si offriva volontario per servire gli altri, anche a costo personale.
Ecco come Paolo descrive la sua vita. Era disposto a sacrificarsi per il bene degli altri.
Questo ci ricorda un esempio incredibile: il chirurgo Evan Kane.
Kane era convinto che si potesse eseguire un’appendicectomia con anestesia locale, abbassando i rischi del paziente. Ma nessuno voleva essere il primo.
Dopo 37 anni e circa 4.000 interventi, trovò finalmente un paziente disposto a provare… se stesso. Kane operò su se stesso. Tagliò, rimosse l’appendice e cucì la ferita—tutto da sveglio. E due giorni dopo fu dimesso.
Questa azione cambiò per sempre il mondo della chirurgia. Perché? Perché la testimonianza era troppo convincente per essere ignorata: il medico si era sacrificato personalmente.
I cristiani che ci influenzano di più non sono quelli che ci ricordano quanto ne sanno, ma quelli che si offrono come volontari per servire.
Quelli che indossano tanti “cappelli,” svolgono diversi ruoli e sono pronti a fare ogni tipo di sacrificio per il bene degli altri e la gloria di Dio.
Che possiamo essere anche noi quel tipo di cristiani!
Conclusione:
Dio diede a Paolo l’incarico di incoraggiare, istruire, predicare e ministrare. E chiama anche noi—a modo nostro—a svolgere lo stesso servizio verso le persone che ci circondano.
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