La sovranità di Dio nell’elezione
La maggior parte dei cristiani che conosco direbbe di credere nella sovranità di Dio—che Egli è il Sovrano supremo su tutte le cose e che Egli stabilisce tutto ciò che accade. Ma molti cristiani non sono poi così sicuri che Dio abbia il diritto di scegliere i Suoi seguaci. Non ci dispiace che Dio abbia scelto Israele invece dei Filistei, ma oggi… non ne siamo poi così certi.
Jonathan Edwards fu un importante pastore e teologo durante il Grande Risveglio del 1700, e molti conoscono il suo celebre sermone intitolato “Peccatori nelle mani di un Dio adirato.” Ma pochi cristiani oggi si sentirebbero a proprio agio con ciò che lui predicava sulla sovranità di Dio. Egli credeva e insegnava che Dio ha “un diritto assoluto e indipendente di disporre di tutte le creature secondo il Suo beneplacito.”
Molte persone oggi non sono certe di voler credere che Dio sia davvero così sovrano—suppongo che preferiscano immaginarlo parzialmente sovrano.
Ebbene, carissimi, l’elezione divina può rimanere un mistero per noi—e così dev’essere. Dopotutto, si tratta dell’opera di Dio nell’eternità passata, e sinceramente, faccio fatica a ricordare cosa sia successo due settimane fa, figuriamoci contemplare qualcosa che Dio ha fatto un’eternità fa.
Ma vale la pena rifletterci. Infatti, l’opera sovrana di Dio nell’elezione produce in noi diversi effetti.
Primo, eleva la nostra prospettiva su Dio. Egli non è il nostro fattorino personale—una specie di genio pronto a esaudire i nostri desideri. Egli è al di là della nostra immaginazione.
Secondo, l’elezione divina incoraggia il vero culto—non un culto centrato su noi stessi che viene praticato solo finché Dio rende la nostra vita più facile, ma un autentico culto rivolto a un Dio sovrano che controlla ogni cosa.
Terzo, l’elezione divina elimina ogni orgoglio davanti a Dio. Noi diventiamo molto piccoli, e Dio diventa sempre più grande.
Infine, l’elezione divina ci porta a esaltare la misericordia e la grazia di Dio, che ci ha scelti per Sé.
Forse stai pensando: “Ma io ho scelto Cristo come mio Salvatore, giusto?” Proprio così! In effetti, la Bibbia sottolinea anche il tuo libero arbitrio. Nessuno entrerà in cielo senza aver scelto Cristo. Queste sono le due facce della salvezza. L’elezione divina—questa è l’opera di Dio. E il libero arbitrio—questa è la nostra parte, quando ci arrendiamo alla grazia di Dio.
Alcuni passaggi della Bibbia enfatizzano una verità più dell’altra. Per esempio, quando il carceriere di Filippi chiese a Paolo e Sila: “Che cosa devo fare per essere salvato?”, loro non risposero: “Beh, sei chiaramente uno degli eletti, quindi non devi fare nulla.” No, dissero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato” (Atti 16:30-31).
Ora, mentre ci addentriamo in Romani 9, questo capitolo mette in evidenza la sovranità di Dio nell’elezione e nella Sua volontà.
Paolo descrive la sovranità di Dio con illustrazioni tratte dalla storia d’Israele. Scrive al versetto 6: “Ma non è che la parola di Dio sia venuta meno; perché non tutti i discendenti d’Israele sono Israele.” In altre parole, solo perché la nazione d’Israele ha rifiutato il Messia non significa che la Parola di Dio e la Sua volontà siano fallite—non significa che Dio non sia sovrano.
No, Paolo torna alle origini d’Israele per mostrare che Dio è sovrano nelle Sue scelte e che i Suoi propositi non sono falliti. E comincia menzionando Abramo al versetto 7: “né per il fatto d’essere stirpe d’Abramo, sono tutti figli d’Abramo.” Sta dicendo che si può avere sangue ebraico nelle vene ma non essere legati alla fede di Abramo; si può essere figli di Abramo fisicamente ma non spiritualmente, cioè per fede nel suo Messia.
Dunque, la nazione di Israele cominciò con l’elezione di Abramo—Dio lo scelse da una cultura pagana. Paolo poi ripercorre la promessa di Dio secondo cui Sara, la moglie ormai anziana di Abramo, avrebbe avuto un figlio. E lei concepì e partorì Isacco.
Abramo aveva cento anni quando nacque Isacco, e Sara novanta. Il loro figlio della promessa fu un miracolo—concesso a un padre e una madre che avrebbero dovuto usare il deambulatore per andare a visitare la cameretta del neonato.
Con questa illustrazione, Paolo passa a rivedere la scelta sovrana di Giacobbe:
“E non solo questo; ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa, quando concepì da uno stesso uomo, Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcunché di bene o di male—affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo elezione, che dipende non dalle opere, ma da colui che chiama—le fu detto: ‘Il maggiore servirà al minore’; com’è scritto: ‘Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù’” (versetti 10-13).
Questa ultima frase, “Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù,” è semplicemente il modo in cui Dio dice: “Giacobbe è colui che ho scelto, ed Esaù è colui che ho respinto.” Qui “amare” e “odiare” non sono termini emotivi; sono teologici—legati alla scelta di Dio e alla Sua priorità tra i due.
Paolo prevede che i suoi lettori penseranno che la scelta di Giacobbe su Esaù non sia giusta. E così prosegue al versetto 14: “Che diremo dunque? C’è forse ingiustizia in Dio? No di certo!” Il problema non era il favoritismo; era la sovranità. Paolo cita la dichiarazione di Dio a Mosè nel versetto 15: “Farò misericordia a chi vorrò far misericordia, e avrò compassione di chi vorrò aver compassione.” Questo suona piuttosto sovrano, non trovate?
Ora Paolo attinge alla storia di Israele una delle più grandi illustrazioni della potenza sovrana di Dio—versetto 17:
“La Scrittura infatti dice al Faraone: ‘Per questo stesso scopo io ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra.’”
Ogni piaga inflitta all’Egitto era una dimostrazione del potere di Dio su una divinità egiziana. Abbiamo trattato questo argomento nel nostro viaggio della saggezza nel libro dell’Esodo, capitolo 9.
Anche se in Esodo leggiamo più volte che il faraone indurì il proprio cuore, Dio disse anche che avrebbe indurito il cuore del faraone (Esodo 4:21). L’ostinazione del faraone sarebbe stata lo sfondo per la manifestazione del potere di Dio.
Questo faraone era Amenofi II. Si credeva che fosse discendente del dio sole Ra, la divinità suprema dell’universo. Infatti, il suo nome regale significa “Grandi sono le manifestazioni di Ra.”
Era, a quanto pare, un leader piuttosto impressionante, rinomato per la sua abilità atletica e la sua forza fisica. Iscrizioni affermano che da giovane addestrava stalloni da guerra e che in un’occasione scagliò frecce attraverso un bersaglio mentre guidava un carro con le redini legate alla vita.
Come faraone, Amenofi II divenne un dittatore spietato, noto per la sua crudeltà e sete di sangue. Fu a questo faraone che Mosè osò comandare: “Lascia andare il mio popolo.”
Infine, dopo otto piaghe, Dio disse in sostanza al faraone: “Pensi davvero di essere il sovrano discendente del dio sole? Allora oscurerò la luce del sole!”
Il faraone rimase impenitente. Così, l’ultima piaga fu la morte dei primogeniti. Gli Israeliti fedeli furono protetti dalla piaga mettendo il sangue di un agnello sugli stipiti delle loro porte, ma tutti i primogeniti egiziani morirono. Questo giudizio finale dimostrò la sovranità di Dio sulla vita e sulla morte.
La potenza di Dio sull’Egitto non sarebbe mai stata dimenticata. La Pasqua ebraica, che commemora il passaggio di Dio sopra le case che avevano il sangue sugli stipiti, è ancora oggi osservata dagli ebrei in tutto il mondo. Gesù è l’Agnello pasquale definitivo, ed è il Salvatore di tutti coloro che confidano nello spargimento del Suo sangue per i propri peccati.
Forse ti stai chiedendo in questo momento: “Come posso sapere se sono stato salvato dal giudizio di Dio?” È semplice. Hai mai detto a Gesù, in qualche momento della tua vita: “Signore, non ho nulla da offrirti se non il mio peccato. Confido nel tuo sangue versato per me. Abbi misericordia di me e salvami”? Se con fede hai detto qualcosa del genere, allora sei uno degli eletti di Dio—uno dei Suoi scelti—redento per sempre dalla Sua misericordia e grazia.
Conclusione:
Non comprenderemo mai pienamente l’elezione sovrana di Dio, ma come seguaci di Cristo possiamo rallegrarci della verità che Dio ha scelto noi. Ed è per questo che abbiamo scelto di credere in Cristo. Non potrebbe essere altrimenti, poiché l’opera della salvezza è interamente di Dio.
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