Migliorare la reputazione di Dio
Alcuni anni fa, un articolo di giornale riportava la storia di un uomo trovato morto alla sua scrivania in un ufficio condiviso con ventitré colleghi. Aveva la testa appoggiata sulle braccia e tutti pensavano che stesse facendo un pisolino. Rimase lì per cinque giorni prima che qualcuno finalmente si accorgesse della sua condizione—e scoprisse che era morto!
È possibile che dei cristiani dichiarati, e persino delle chiese, siano come quell’uomo: apparentemente presenti alla scrivania, ma privi di vera vita spirituale. Sembrano attivi spiritualmente, ma in realtà sono spiritualmente morti.
Nel corso della sua lettera ai Romani, Paolo si rivolge a tre categorie di persone: nel capitolo 1, alla persona immorale, condannata davanti a Dio; poi nel capitolo 2, alla persona morale, anch’essa priva di vera vita spirituale.
Ora, a partire da Romani 2:17, Paolo si rivolge a una terza categoria: la persona religiosa—nello specifico, il giudeo devoto che si ritiene al sicuro davanti a Dio.
Ma Paolo vuole mettere le cose in chiaro. Anche lui era stato un giovane giudeo devoto. E qui elenca sei motivi per cui il giudeo religioso si sentiva al riparo dal giudizio di Dio.
Primo: Paolo dice al versetto 17: “Tu ti chiami Giudeo.” Il nome “Giudeo” deriva dalla tribù di Giuda. Pensavano di essere al sicuro perché provenivano dal giusto albero genealogico.
Secondo: il giudeo devoto “si riposa sulla legge.” Si sentivano al sicuro per via della loro dedizione alla legge di Dio. In pratica, avevano una copia della legge sul tavolino da caffè.
Ebbene, conosco persone che oggi possiedono una copia della Bibbia, ma non hanno alcun rapporto con l’Autore della Bibbia. Per loro, la Bibbia è solo un portafortuna.
Terzo: si sentivano al sicuro perché “si vantavano in Dio.” In altre parole, erano orgogliosi del fatto che Yahweh fosse il loro Dio e che loro fossero il Suo popolo.
Quarto: al versetto 18, Paolo afferma che si sentivano al sicuro “perché conoscevano la volontà [di Dio].” Il termine qui si riferisce alla volontà di Dio rivelata nelle Scritture. Israele sapeva che la Bibbia parlava di un patto speciale tra loro e Dio. Conoscevano le radici della loro eredità e lo scopo per cui Dio li aveva chiamati: essere una benedizione per tutte le nazioni della terra. Ma, fratelli, c’è una grande differenza tra conoscere la volontà di Dio e farla.
Quinto: questi giudei si sentivano al sicuro grazie alla loro capacità di discernimento. Paolo scrive che “approvano ciò che è eccellente.” Il termine greco “approvare” significa “mettere alla prova.”
La nazione di Israele si vantava di valutare e confrontare ideologie e visioni del mondo. Credevano di sapere cosa fosse veramente essenziale nella vita. Ma Paolo dimostra che avevano perso di vista l’essenziale: camminare in gioiosa obbedienza con Dio.
Infine, sesto: pensavano di essere al sicuro grazie alla loro formazione biblica. Erano ben “istruiti nella legge”—cioè nell’Antico Testamento. “Abbiamo preso un bel 30 e lode in ‘Panoramica dell’Antico Testamento 101.’”
Quindi, questi giudei devoti dicevano: “Abbiamo il nome giusto, la legge di Dio, riconosciamo che il Dio d’Israele è l’unico vero Dio, abbiamo discernimento, conoscenza e un’ottima formazione biblica.”
Ma con loro sorpresa, Paolo dice che non sono affatto al sicuro con Dio.
E lasciatemi dire, fratelli, che questo avvertimento è valido per tutti oggi—giudei e gentili. È possibile che le pratiche religiose colpiscano la mente senza mai toccare il cuore. È possibile essere commossi dalla religione senza mai essere risvegliati dallo Spirito del Redentore. È possibile essere religiosi ma non redenti.
Ci sono molte persone che mancheranno il cielo per 45 centimetri—cioè la distanza tra la testa e il cuore. Hanno creduto con la mente a delle verità su Dio e sulla Bibbia, ma non hanno mai dato il cuore a Dio. Possedevano una Bibbia, ma la Bibbia non possedeva loro. Vivevano la loro vita secondo le proprie regole.
Paolo aggiunge che il devoto incredulo è spesso pronto a dire agli altri come vivere. Scrive al versetto 19: “Sei convinto di essere guida dei ciechi.” Pensavano di essere un dono di Dio per le persone ignoranti.
Pensavano di essere “luce per quelli che sono nelle tenebre” (v. 19). Ma poiché la nazione d’Israele—così come il mondo pagano—ha rifiutato il Messia, la vera Luce del mondo, hanno cercato di spegnere la luce anziché condurre le persone verso di essa.
Questi religiosi si presentavano come standard morali. Paolo li descrive come “educatori degli insensati” (v. 20). Il termine qui si può tradurre anche “correttori.” Li potremmo paragonare a quegli arbitri che fischiano ogni volta che qualcuno esce dai limiti.
Queste persone andavano in giro a fischiare, indicando a tutti dove sbagliavano, mentre loro stessi erano fuori dai limiti. In realtà, avevano inventato il loro gioco con le proprie regole—e le consideravano più importanti di una vera relazione con Dio.
Ma ora è Paolo a fischiare contro di loro. Leggiamo ai versetti 21-22:
“Tu dunque che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? Tu che dici di non commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, saccheggi i templi?”
La verità è che hanno infranto le regole della vita giusta. Sono peccatori come tutti gli altri.
L’espressione sul “saccheggiare i templi” probabilmente si riferisce a giudei che scioglievano gli idoli pagani per ricavarne oro e argento da usare nei propri conti bancari—nonostante insegnassero che tali idoli erano impuri. In altre parole, il denaro era più importante di Dio.
Ora che Paolo ha smascherato la vera condizione di questi giudei devoti ma non salvati, arriva il verdetto di Dio.
Primo: sono colpevoli di rovinare la propria reputazione. Paolo scrive al versetto 23: “Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge.”
Ai tempi di Paolo, certi rabbini insegnavano che un giudeo era al sicuro dal giudizio divino semplicemente possedendouna copia della Torah—i primi cinque libri dell’Antico Testamento. Non serviva obbedirla; bastava averne una copia.
La loro ipocrisia stava rovinando la loro reputazione. Ma non solo. Violando la legge di Dio, stavano infangando la reputazione di Dio stesso. Il loro disprezzo verso la legge di Dio comunicava che Dio non è poi così santo, importante o degno di rispetto.
Fratelli, se voi non prendete sul serio la Bibbia, il mondo non prenderà mai sul serio Dio. Ed è proprio ciò che Paolo afferma citando il profeta Isaia al versetto 24:
“Il nome di Dio è bestemmiato fra i pagani per causa vostra.”
Non solo la tua ipocrisia e la tua vita peccaminosa rovinano la tua reputazione, ma rovinano anche quella di Dio. Hai mai riflettuto sul fatto che la reputazione di Dio dipende dalla tua?
Il più grande ostacolo al cristianesimo sono i cristiani ipocriti. Puoi parlare quanto vuoi di ciò in cui credi o di quante Bibbie possiedi, ma al mondo non importa nulla della tua Bibbia o delle tue credenze; guarda come ti comporti.
Le nostre azioni, reazioni e decisioni formano la nostra reputazione—ma non solo la nostra. Anche quella di Dio è in gioco. Quindi, viviamo in modo da migliorare la reputazione di Dio nel mondo di oggi.
Conclusione:
La tua vita attira le persone alla fede cristiana o le allontana? È importante ricordare che la reputazione del popolo di Dio influenza il modo in cui il mondo percepisce Dio stesso.
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