La Potenza del Vangelo
Una volta lessi la storia di un mercante di gemme che passeggiava tra i banchi di un mercatino dove si vendevano pietre colorate e minerali. Notò una pietra blu-violacea grande quanto una patata. Intuì immediatamente che aveva un valore molto più grande di quanto chiunque lì potesse immaginare. La acquistò silenziosamente per dieci dollari e poi la fece valutare da esperti. Il suo valore fu stimato a oltre due milioni di dollari.
Ci volle qualcuno che sapesse cosa cercare per riconoscerne il valore. Si potrebbe dire che quel mercante guardava con occhi diversi. L’apostolo Paolo ora ci invita a guardare con i suoi occhi—un modo di vedere la vita e le persone che riconosce il loro vero valore.
In questo primo capitolo di Romani, Paolo condivide quattro cose su sé stesso—una piccola autobiografia che ci mostra come vede la vita con occhi spirituali.
Primo, Paolo parla del suo desiderio personale di visitare i credenti a Roma:
“Più volte ho proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito), per raccogliere qualche frutto anche fra voi come fra gli altri stranieri.” (versetto 13)
Paolo non si accontenta di inviare una lettera, seppur ispirata dallo Spirito Santo. Vuole il contatto personale, faccia a faccia, con i suoi fratelli e sorelle spirituali.
Paolo comprende il valore delle relazioni personali. E questo vale tanto nella chiesa quanto in famiglia. Ricordo di aver letto tempo fa che, in media, un padre trascorre trentasette secondi al giorno in interazione personale con i propri figli. Non include guidarli a scuola o a chiesa, o guardare la TV insieme. Si tratta di trentasette secondi di conversazione reale, diretta, occhi negli occhi.
Menzionai questa statistica in un sermone, e un uomo mi raccontò poi che sua figlia di sette anni, presente al culto, appena arrivati a casa gli disse: “Ok papà, adesso tocca ai miei trentasette secondi.”
Paolo desidera un’interazione personale con i suoi figli spirituali. Vuole raccogliere un frutto spirituale nella loro vita. Nelle sue lettere, Paolo parla di due tipi di frutto: il frutto della salvezza (quando una persona si converte a Cristo) e il frutto dello Spirito (quando cresce nella maturità cristiana).
Paolo desidera vedere entrambi questi frutti a Roma: persone che diventano cristiane e cristiani che crescono nella fede.
Secondo, Paolo parla della sua obbligazione personale. Scrive al versetto 14:
“Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti.”
Paolo si sente in debito verso tutti: verso chi parla greco e chi no (i barbari), verso i colti e gli incolti. In altre parole, verso ogni essere umano.
Molti cristiani oggi vedono la vita al contrario: non si sentono debitori verso nessuno, anzi pensano che tutti debbano qualcosa a loro. Ma Paolo guarda le persone pensando a ciò che deve loro—il vangelo di Cristo.
Terzo, Paolo parla del suo zelo personale. Il suo senso di dovere non è un peso, ma un’opportunità gioiosa. Al versetto 15 scrive:
“Così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunciare il vangelo anche a voi che siete a Roma.”
Ha scoperto la sorgente della vita, e ora distribuisce bicchieri d’acqua viva a chiunque abbia sete.
Infine, Paolo parla del suo coraggio personale. Al versetto 16 scrive:
“Infatti non mi vergogno del vangelo.”
Ricordiamoci dove sta andando Paolo. È diretto a Roma, capitale dell’impero più potente e città più pagana dell’intero mondo romano. Ogni angolo della città è pieno di divinità, idoli e incenso offerto a Cesare. La gente non sarà certo entusiasta di sentirsi dire che c’è un solo vero Dio, e non è Cesare.
Se c’era un luogo dove un credente avrebbe potuto sentirsi intimidito, era proprio Roma. Annunciare Cristo in quel contesto richiedeva vero coraggio.
E noi oggi? Ti vergogni mai di chinare il capo per pregare in un ristorante affollato? Esiti a dire ai compagni di scuola che sei stato in chiesa la domenica? Ti imbarazza portare la Bibbia con te al lavoro?
Vuoi sapere perché Paolo non si vergogna del vangelo? Ce lo dice lui stesso nel versetto 16.
Primo, perché il vangelo “è potenza di Dio.” Non dice che contiene potenza o che ha bisogno di potenza aggiunta. Il vangelo è potenza. È energia viva, dinamica.
Secondo, il vangelo non è solo operativo ma anche trasformativo. Paolo dice che è “potenza di Dio per la salvezza.” Salva le persone dal peccato, dalla colpa e dalla condanna. Il vangelo non è un programma di auto-aiuto o un semplice cambio di abitudini; è una nuova vita. Il peccato è il problema fondamentale dell’umanità, e il vangelo è l’unica risposta. Perché vergognarsene?
Amico mio, sei stato salvato? Hai riconosciuto il tuo peccato e il tuo bisogno di salvezza? Hai accettato il dono della salvezza per mezzo della fede in Cristo soltanto, Colui che è morto sulla croce per pagare i tuoi peccati? Gli hai chiesto di liberarti e salvarti con la Sua potenza? Quando lo farai, il vangelo comincerà a trasformare la tua vita.
Terzo, il vangelo è universale. Paolo aggiunge: “per chiunque crede.” Non dice che tutti crederanno, ma che tutti sono invitati. È un invito aperto a ogni essere umano.
Molti hanno frainteso la frase: “prima del Giudeo, poi del Greco.” Alcuni pensano significhi che oggi dobbiamo dare la priorità agli ebrei nel predicare il vangelo. È una nobile missione, ma Paolo qui sta parlando in termini cronologici: il vangelo fu annunciato prima ai Giudei (a Gerusalemme), poi ai Gentili. Ma ora è per entrambi.
Questa è la passione di Paolo: portare il vangelo al mondo, una persona alla volta. Facciamo che diventi la nostra missione anche oggi. Guardiamo le persone con occhi nuovi. Possono sembrare pietre insignificanti nei mercatini di questo mondo, ma noi conosciamo il loro valore eterno.
E mentre ci sei, se tornando a casa trovi dei figli che ti aspettano, perché non programmare di offrire loro qualcosa di più di trentasette secondi di attenzione? Perché non battere quella media nazionale? Dagli il tuo tempo—dagli tutto il tempo che puoi.
Conclusione:
Quali sono le tue priorità nella vita? Cosa consideri come tuoi doveri? La prospettiva personale di Paolo ci ricorda che, come seguaci di Cristo, dovremmo essere desiderosi di portare il vangelo al mondo perduto che ci circonda.
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