Lasciare un’Eredità Spirituale
Tempo fa lessi queste parole:
Un’eredità spirituale è qualcosa che il denaro non può comprare e le tasse non possono portare via; essa trasmette alla generazione successiva ciò che conta davvero.
L’apostolo Paolo non sta semplicemente scrivendo una lettera ai credenti di Roma; sta lasciando loro un’eredità spirituale. Sta trasmettendo ciò che ha più valore nella vita.
Paolo non lascia un’eredità perché è perfetto, ma perché sta progredendo nella sua camminata con Cristo; ed è solo un po’ più avanti nel cammino rispetto a noi.
Una delle eredità che Paolo ci lascia è il suo esempio nella preghiera. Ci troviamo in Romani capitolo 1, dove Paolo ci presenta nientemeno che un modello di preghiera, nei versetti 8-10:
“Prima di tutto, rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo per tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo. Dio, che servo nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio menzione di voi in tutte le mie preghiere, chiedendo continuamente che mi sia infine concessa dalla volontà di Dio l'occasione propizia per venire da voi.”
È come se Paolo stesse passando in rassegna la sua lista di preghiera; e nel farlo, possiamo imparare diverse cose sulla preghiera devota. Uso appositamente il termine preghiera devota, perché è possibile pregare in modo non devoto. In Giacomo 4:3, l’autore rimprovera i credenti che pregano con motivazioni egoistiche. Ma nella preghiera di Paolo non troviamo nulla di egoistico.
Primo, una preghiera devota è riconoscente. Paolo inizia dicendo: “Prima di tutto, rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo per tutti voi.”
La prima cosa che Paolo dice è “grazie.” E per cosa? Ricchezze, salute o una vita facile? Assolutamente no! Paolo ringrazia Dio per altre persone—nello specifico, i cristiani di Roma. E avrai notato che Paolo dice: “per tutti voi.”
Non credo che ogni persona nella chiesa di Roma meritasse lo stesso livello di lode. Sono certo che c’erano alcuni credenti difficili.
In effetti, sappiamo che quella chiesa stava affrontando tensioni tra ebrei e gentili. Dunque, ringraziare Dio per tutti loro è un modo saggio per promuovere l’unità. E non credo affatto che Paolo stesse solo cercando di lusingarli. Credo invece che stesse scegliendo di concentrarsi sul loro potenziale, non sui loro problemi.
Ora, Paolo è un uomo molto impegnato. Trovare il tempo per pregare per persone che non ha mai incontrato richiede una disciplina intenzionale. E richiede anche la disciplina del rifiuto—dire “no” ad altre cose per poter dire “sì” alla preghiera.
Nella seconda parte del versetto 8, Paolo ci dice perché è riconoscente: “perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo.” Paolo sta dicendo: “Sono orgoglioso di voi, perché la vostra fede sta diventando famosa.”
Non perderti questo dettaglio! Paolo incoraggia le loro priorità attraverso ciò che loda. Avrebbe potuto lodarli per molte altre cose—e più avanti lo farà—ma per prima cosa loda la loro fede, come a dire: “È così che costruite un’eredità spirituale. La vostra fede è ciò che conta davvero.”
Quindi, una preghiera devota è riconoscente. Secondo, una preghiera devota è perseverante. Paolo prosegue:
“Dio, che servo nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio menzione di voi in tutte le mie preghiere.”
L’espressione “servo nel mio spirito” comunica impegno, diligenza, intensità. È come se Paolo stesse dicendo: “Sto servendo Dio con tutto me stesso, con tutto quello che ho!”
Vivere in modo devoto, inclusa la preghiera, non è un passatempo; è lavoro! Non è qualcosa che si fa solo se si ha tempo o se viene naturale. Paolo dice a Timoteo: “Allenati alla pietà” (1 Timoteo 4:7). Il verbo greco tradotto “allenati” è gumnazō, da cui deriva la nostra parola “ginnasio.” Così come ci si allena fisicamente, bisogna anche essere disposti a “sudare” spiritualmente per la causa di Cristo.
Ho sentito persone dire: “Non leggo la Bibbia, perché è troppo difficile da capire,” oppure “Non prego come dovrei, perché non è mai stato facile per me,” o ancora “Vorrei memorizzare la Scrittura, ma è troppo difficile.” Lasciare un’eredità spirituale richiede impegno spirituale. Una vita devota, amati, non è mai un caso!
La maggior parte delle volte, quando ci inginocchiamo, preghiamo affinché Dio faccia qualcosa per noi. Quando Paolo si inginocchiava, pregava affinché Dio facesse qualcosa per gli altri.
Pensa: Paolo sta pregando costantemente per dei cristiani che vivono in una città che non ha mai visitato, per credenti che non ha mai incontrato.
Una preghiera devota che lascia un’eredità spirituale sarà riconoscente, perseverante e sottomessa.
Paolo scrive al versetto 10:
“[Chiedo] che mi sia infine concessa dalla volontà di Dio l'occasione propizia per venire da voi.”
Amo la trasparenza di Paolo. Sta dicendo: “Desidero ardentemente questa opportunità. Voglio davvero venire a Roma, ma lo farò solo se sarà la volontà di Dio.”
La vita di Paolo era ordinata dalla volontà di Dio, e i suoi piani erano immersi nella preghiera. Questo significa vivere in sottomissione. I tuoi progetti sono sul tavolo, ma scritti a matita, e tu hai consegnato a Dio la gomma. Lui ha l’ultima parola.
Così Paolo si sottomette alla guida del suo Signore. Pianifica, ma poi sottomette i suoi piani alla volontà di Dio e attende che Dio apra la porta.
Martino Lutero, il riformatore del XVI secolo, spesso ospitava studenti a cena. Una sera, mentre mangiavano, Lutero notò il suo cagnolino seduto accanto, che lo fissava intensamente; aveva la bocca aperta, la lingua penzoloni e lo sguardo fisso sul piatto, nella speranza di ricevere un boccone. Lutero disse ai suoi ospiti: “Oh, se potessi pregare come prega questo cane! … Non ha nessun altro pensiero, desiderio o speranza.” Che meravigliosa immagine del credente devoto che aspetta il Signore!
E che grande mentore spirituale è Paolo per tutti noi. La sua eredità spirituale continua ancora oggi, attraverso questa preghiera modello.
Mi viene in mente la sera prima che un senatore appena eletto fosse ufficialmente insediato. Suo padre, un uomo devoto, lo invitò a cena con familiari e amici intimi. Più tardi, quella sera, il nuovo senatore—John Ashcroft, un credente impegnato—si inginocchiò accanto al divano, dove era seduto il padre anziano. Tutti si radunarono intorno a lui, imposero le mani e pregarono per il suo futuro incarico. John notò che suo padre si stava sforzando di alzarsi dal divano. Gli disse: “Papà, non devi sforzarti di alzarti per pregare con noi.” Il padre rispose: “John, non mi sto sforzando per alzarmi; mi sto sforzando per inginocchiarmi accanto a te.” Quell’atto lasciò un segno profondo nella vita di John, che ricordò quell’evento molti anni dopo.
Questo è il segno di un vero intercessore. È così che si lascia un’eredità spirituale, trasmettendo alla prossima generazione ciò che conta davvero.
Conclusione:
La preghiera costante è indispensabile per la vita cristiana. Per grazia, la Bibbia non solo ci insegna a pregare, ma ci offre anche modelli da seguire. L’apostolo Paolo è uno di questi esempi.
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